Rovy: Brezza marina alle falde del Taburno

Se volessimo applicare la matematica al difficile ma affascinante mondo della ristorazione incapperemo certo in una proporzione: Daniele sta a Roviezzo come Rovy sta a arte/gusto.

Si, perché Daniele ne ha fatto un’arte. Patron chef del ristorante alle falde del taburno, è tornato nel suo paese di orgine, Montesarchio, dopo tante esperienze fuori regione.    

Le proposte in termini di arredamento, location e gusto potremmo inserirle in una galleria d’arte.

La location e l’arredamento sono eleganti, non formali, tendenti alla sobrietà. I colori ricordano qualche opera di Mimmo Palladino. I piatti… -che dire?- Gauguin, per la presentazione, o anche Miró, per l’abbinamento cromatico, (solo per citarne qualcuno) farebbero a botte per vedersi assegnata la paternità. Non vorremmo rasentare un’esagerazione inverosimile, ma le sensazioni alla vista, soprattutto dei piatti, e al gusto sono davvero queste.

Nel titolo abbiamo parlato di brezza marina. Bene, Daniele ha portato il mare in provincia di Benevento: un mare ricercato, delicato come pennellate d’artista pronto a scaldare il cuore e il gusto.

Rapporto qualità/prezzo eccellente, con una carta dei vini minimal ma ricercata. In sala lo staff assicura professionalità, mentre, nella cucina a vista, i collaboratori di Daniele “dipingono” e “scolpiscono” piatti gustosi e belli da vedere.

Dal crudo di mare al dolce: per la menzione speciale ossia per l’immagine di copertina ci è stato difficile scegliere un solo piatto. Abbiamo quindi deciso di racchiudere in un unico quadro, quattro dei piatti che maggiormente ci hanno colpito: Gli antipasti, fiori di zucca ripieni di ricotta di bufala croccanti con un cuore soffice e gustoso ; Il carpaccio di tonno, polipo, calamari e seppie con insalatina di rucola lasciano il palato fresco e pulito. Gli spaghetti ai ricci di mare, serviti con uno splendido piatto, una pennellata di nero fa da letto alla pasta finemente preparata, l’odore del mare inebria i commensali. Una speciale ricotta e pera su base di babá chiude l’opera, lasciandoci tratti di felicitá.

Non diteci che non avevamo ragione!

Rovy Risto

Via Fizzo, 29

82016 Montesarchio

www.rovy.it

Tel. 393 8834119

È tutto pieno: il successo fantasioso del mare di Triglia.

Evidentemente non è per nulla scontato trovare del pesce fresco nell’entroterra irpino. Abbiamo trovato, innanzitutto, geniale concepire un modo “nuovo” di intendere il mare, inserendolo nel contesto città di Avellino. Posti limitati (abbiamo impiegato quasi un mese per riuscire a trovare quattro posti liberi-forse perché poco dopo l’inaugurazione) per offrire l’esclusività e renderla alla portata di tutti. Ci ha pensato Mirko Balzano, non nuovo al “lancio” di sofisticate (ma mai snob) ambientazioni e piatti ricercati uniti dalla tipicità dei prodotti e dai tradizionali processi di preparazione.

Triglia ha voluto rompere gli schemi: li ha reinventati e proposti al “cittadino di città”. Con successo, a nostro parere! Il successo parte dal design. Linee e colori ricordano una pescheria (chic e pulita). Si nota che la ricerca “balzaniana” si è soffermata su tutti i dettagli: dalla pittura all’arredamento concreto, di nicchia (inteso nel senso più positivo possibile) ma pratico. È di certo una trattoria, ma “stellata”.

Cosa accade in cucina è visibile a tutti: i giovanissimi chef per nulla si lasciano “intimorire” dagli sguardi incuriositi dei commensali, proseguendo il loro lavoro (azzardiamo) che diventa creazione artistica. Non distraendosi mai dalla preparazione, vengono al tavolo, ti consigliano ed “esaudiscono” i desideri più gustosi, anche se non presenti nel menù.

Lo staff di sala , guidato da Gerardo (a noi già noto per altre esperienze degustative), ti accoglie simpaticamente e professionalmente, consigliando, nella maniera più adeguata , piatti e abbinamenti con i migliori vini.

Principi di Triglia sono certamente i piatti (e i loro ingredienti). Il polpo su noce di patate potrebbe sembrare qualcosa di scontato, ma se queste ultime fossero aromatizzate al limone, accompagnate da spinaci e da una maionese alla soia, e l’antipasto intero (varie portate) fosse servito in barattoli vintage, arricchendo anche gli occhi, allora vi trovate nel regno balzaniano con i suoi fieri scudieri (cui lascerà la guida), con a capo Salvatore Tarantino. I cavalieri, pur di accontentare noi instancabili e insaziabili novelli degustatori, sono a disposizione anche poco dopo l’orario di chiusura della cucina.

Ecco che allora Triglia per noi ha rappresentato, più che una semplice e tradizionale cena ad un ristorante di pesce, una vera e propria esperienza gustativa, olfattiva e visiva. Essenziale ma speciale.

Per la menzione speciale, scegliendolo come immagine di copertina, abbiamo pensato ad un primo piatto: paccheri al ragù di mare.
Triglia – trattoria di mare

Via Cristoforo Colombo, 33

83100 Avellino

Tel. 0825 702123

Modalità birra al B-Mode


Vogliamo riprendere “a bomba” il nostro viaggio culinario, tra le location tradizionali ma con gusti ricercati e ricreati.
Ci siamo soffermati non una (e in realtà neanche due), ma più volte, sulle proposte inserite nei menù del B-Mode. É solo un ristorante? No! È solo una pizzeria? No! É solo un sushi bar? No! Ma soprattutto è birreria. Supponiamo che la B del suo nome sia proprio voluta per accentrare il tutto alla birra. Ed effettivamente la birra merita l’attenzione principale. Innanzitutto perché prodotta dalla famiglia Doria, proprietari del birrificio, del ristorante e del beer-bar, seguendo la tradizione artigianale e unendola a gusti surreali (ci riferiamo alla Goose-Bone, birra al sale) piuttosto che a tradizioni enologiche irpine (L’inifinita – la birra al fiano). Secondo poi, le birre sono tutte abilmente abbinate (sotto consiglio di Daniele, uno dei proprietari, e dallo staff di sala) a seconda delle pietanze scelte. 
Soffermiamoci ora, proprio sulle pietanze. La pizza. Gourmet o tradizionale che si scelga, la delusione certo non pervaderà il tuo piacere, anzi ti suggerirà di tornarci (proprio come è successo a noi). Pasta e condimenti non hanno nulla da invidiare, innanzitutto per qualità, alla vera pizza napoletana. I prodotti di prima scelta sono la caratteristica (qualititativamente parlando) anche della ristorazione. Aperta sia a pranzo che a cena, assicura un buon rapporto qualità/prezzo. Anche la presentazione è certamente ispirata alle cucine stellate senza tradire le aspettative (anzi le supera). Oltre alla birra, al buon cibo, alla pizza, le aspettative non deludono neanche per tutto ciò che riguarda l’angolo sushi. In franchising con la catena “Jap one”, il sushi proposto racchiude l’anima giapponese, italianizzata a tratti. Il sushi chef abilmente maneggia dell’ottimo pesce fresco e invita, cercando di capire a fondo le preferenze dei commensali, a degustare persino le bacche di soia, nell’attesa di essere serviti (anche il quinto!) piatto degustazione (sarà perché è tutto ottimo o perché siamo noi particolarmente “affamati”).
Un “quasi centro direzionale” ospita, alla base, il B-concept (bar e ristorante). Al centro un grande e futuristico bancone bianco (per pranzi veloci o per una -straconsigliata- degustazione di birra -e non solo-). Le ampie vetrate e il sapiente light-design danno l’impressione di essere avvolti e coccolati in un tipico lounge bar della Grande Mela.
La menzione speciale va al piatto (scelto come immagine di copertina) “Polipo grigliato su crema di mais con capperi e pomodori secchi”.

B-mode 

Via Aldo Pini, 10

83100 Avellino

Tel. 0825 1930779

www.bmode.net

Stiamo tornando!

Siamo stati assenti: è vero! Di questo ce ne scusiamo. Impegni personali e altre “questioni” ci hanno tenuto lontano dal nostro tanto desiderato blog.

Ma adesso stiamo tornando.

Nel frattempo non ci siamo fermati mica dal visitare numerosi locali, osterie, trattorie, ristoranti: cercheremo di fare un sommario delle nostre esperienze eno-gastronomiche; ci soffermeremo su qualche posto che ci ha colpiti particolarmente.

Quindi… seguiteci e, soprattutto, scriveteci, segnalate luoghi e noi andremo a visitarli.

 

I due Ghiottoni

(Fabio&Renato)

I due Ghiottoni da Mustafà

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MUSTAFÀ non delude le aspettative, nonostante proprio lui sia venuto a mancare. La mancanza sua personale, certamente, si fa sentire. Ma la sua essenza e presenza sono “garantite” dalla freschezza del pesce e dal gusto immancabile in ogni piatto.

Non possiamo parlare di un ristorante “chic”, ma la “ristrutturazione” lo ricorda e vuole avvicinarsi. Non possiamo parlare di un ristorante “di nicchia”, ma i suoi piatti (forse), caratterizzati da qualità e “moderna tradizione” li superano. MUSTAFÀ: un nome storico che si rinnova e guarda al futuro. MUSTAFÀ, certamente, non delude neanche chi si ricorda del suo glorioso passato, di chi l’ha vissuto. Un passato che trova tutte le conferme nel presente.

Non ci possiamo aspettare, come accennavamo prima, cucina gourmet. Ma, in realtà, se andiamo da MUSTAFÀ non la ricerchiamo affatto. Anzi, desideriamo ardentemente la tradizione di un tipico ristorante di mare. Desiderio appagato in modo eccellente, nonostante (se proprio volessimo evidenziare il pelo nell’uovo) un personale non da grandi brigate. Ma a loro va la mansione di esperienza e di praticità, che, solo un locale come MUSTAFÀ, ti sa donare. Un personale capeggiato dall’austera presenza di altrettanti due esperti “maitre” che tengono i ritmi, molto serrati e veloci, di un ristorante già “sold-out” dalle 19.00. Maitre (o, più villanamente, responsabili di sala) che, comunque, trovano un posticino per sistemare quattro persone, raccomandando un servizio di durata limitata viste le prenotazioni del turno successivo, sullo “chalet” che affaccia direttamente sul mare.

Non possiamo non soffermarci sui piatti servitici. Ma non possiamo esprimere a parole quanto si è gustato dal vivo. Quindi, il consiglio principe è quello di andare da MUSTAFÀ e semmai farvi consigliare, come abbiamo fatto noi.

Abbiamo cominciato con un antipasto “della casa”. E possiamo subito affermare “e che casa!!!”. Bruschette, crocchette di patate rigorosamente artigianali (fatte a mano). Insalata di polpo, dove la parola “fresco” si “stabilizza” e caratterizza tutto il servizio. Crudo di gamberi su letto di rucola con scaglie di parmigiano: piatto fantastico, unione di gusti unica. Buonissimo. Ma, ancor più buoni e sorprendenti, i calamari gratinati al forno. La gratinatura gustosissima e unita benissimo ai “tondini” di calamari. Sui primi non ci sono dubbi: spaghetti a vongole. Non ci deludono. Come non ci deludono i “paccheri con rana pescatrice”, molto ben conditi. Non potevamo chiudere così la serata. Dovevamo farci servire una immancabile grigliata di pesce spada e calamaro. Si scioglievano in bocca. Allo stesso tempo, per forza di cose, c’era da ordinare, nella più tradizionale (anche se mai banale) delle ordinazioni a ristorante, scegliere anche una frittura di calamari e alici. Davvero, confermiamo quanto ci è complicato, riuscire ad esprimere a parole la bontà che racchiudevano questi piatti. Il dolce -è proprio il caso di dirlo- ha rappresentato la “ciliegina sulla torta”. Pistacchio e cioccolato fondente il primo tortino assaggiato, l’altro una ricotta e pera sublime, anch’essa non scontata. Sul conto non ci soffermiamo perché più che giusto (anzi!).

A fare da sfondo, come già accennato, il “porticciolo” di Seiano (Vico Equense), con un tramonto dai colori rilassanti. Vocio di vari dialetti italiani e lingue straniere completavano questo quadro dalle sfumature intense. Un quadro in cui l’Italia e, in particolare il Sud, venivano rappresentati tutti. Anche con i propri difetti. Ma con l’immenso pregio dell’enogastronomia, tipica e inimitabile.

A completare questa “opera d’arte” (non volendo esagerare ma proprio perché c’è anche imperfezione facciamo riferimento ad un’opera d’arte) vi è il restyling effettuato all’interno: moderno ma pregno di una tradizione intramontabile. A partire dai bagni (rinnovati e ammodernati). Come pure l’arredamento. Ma la simbologia essenziale resta, “irremovibile”, quasi a coprire e a proteggere gli ospiti-commensali: le (non così tanto banali, almeno come sistemate e in quel contesto) reti da pesca, in rappresentanza di quel bellissimo mare su cui affaccia MUSTAFÀ. Quel mare che trasmette, attraverso, appunto, le reti, l’unione e la sinestesia di profumi, gusti e “dipinti” del mediterraneo. Quelle reti che ci catturano e ci fanno restare affascinati da quelle “emozioni gustative” protagoniste dell’esperienza vichese. Quella rete che ci catturerà e ci segnerà, quasi a modello, per le prossime degustazioni “marinare”.

I due Ghiottoni


Ristorante Pizzeria Mustafà

Marina d’Equa, Via Marina d’Equa, 4

80069 Vico Equense (Na)

Tel & Fax +39.081.802.86.02

sito web: http://www.ristorantemustafa.it

I due Ghiottoni all’Antica Osteria Marconi

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Quando la intravedi (dal di fuori) delude un po’ le aspettative. Ma ben ti fa sperare l’accozzaglia di adesivi sfoggiati in bella vista sulla porta di ingresso che rendono la “Antica Osteria Marconi” la miglior pluri-adesivata italiana. Ma, ancor meglio speri, entrandovi, ritrovando un caloroso ed accogliente ambiente che unisce l’antico al moderno, i colori pastello ai colori accesi. Come accogliente è chi, seduto dietro alla scrivania-cassa, ti saluta, ma, soprattutto, colui il quale ci accompagnerà nel servizio di questa giornata potentina inaspettata.

Di una cosa subito ci pentiremo: non possiamo bere vino perché subito dobbiamo rimetterci in viaggio.

Il responsabile di sala, dal tipico accento lucano, oggi anche cameriere, ti fa scegliere liberamente il tavolo (prenotato solo qualche ora prima) tra interno (raffreddato da qualche ventilatore da terra) e porticato esterno (raffreddato dalla speranza di un fresco agoniato). Stranamente il locale alle ore 13.00 è ancora vuoto. Ma non ci lasciamo ingannare dalle apparenze. Subito dietro di noi, infatti, un’altra coppia (a dire il vero un po’ spaesata) si accomoda a un altro dei tavoli liberi. Noi scegliamo un tavolo all’aperto sperando in una frescura che ci faccia riprendere dai 35 gradi estivi. Porticato quindi, che affaccia direttamente in un (mini) giardino che alimenta oltremodo la speranza di frescura.

A distrarci dall’onnipresente pensiero, eccoci presentato il menu, di cui immediatamente ci vengono segnalati gli ammanchi di giornata. Un menu (apparentemente) chiaro che si apre con una brillante pagina di vari “menu degustazione”, con prezzi non bassissimi, ma, data la “spasa” di adesivi “Michelin”, ci stanno tutti. Una discreta, come giusto che sia, scelta di antipasti (con i dovuti ammanchi, proprio quelli tipici lucani), quindi i primi e i secondi. I dolci non vengono segnalati (ma forse sarà stata nostra distrazione, visto che da quel caldo il porticato non ci salva).

Decidiamo per due menu degustazione, ma sorge il primo “inghippo” derivante dal fatto che, eventualmente questi venissero scelti, dovevano essere ordinati per un tavolo completo e con uguali pietanze scelte (ecco come si fanno i menu degustazione). Optiamo, allora, per singoli piatti che, a onor del vero, accontentano anche piccoli cambi derivanti da cibi non graditi o allergenici. Nell’attesa, il buon maitre dal tipico accento lucano, ci presenta dell’ottimo pane da “inzuppare” in un’olio altrettanto lucano, a tratti “pungente”, ma buonissimo. L’unione dei due gusti fanno dimenticare il caldo e il piccolo malinteso (per nostra distrazione perché ben indicato in menu) sulla scelta obbligata. Successivamente (arrivano intanto anche altre coppie) lo chef ci da il benvenuto con un piccolo (ma davvero piccolo) fingerfood davvero sublime: un cestino composto da una crema di barbabietola con acciuga e mentuccia. Il gusto appagava la “mancanza di quantità” cui solitamente siamo abituati. Come l’ottimo pranzo ci appagava della stanchezza per i molti chilometri per raggiungere l’antica osteria. Ricordiamo con piacere l’antipasto di crudo di gamberi e salsa di lampone e mandorla (piatto cui va la nostra mansione speciale e scelto per la foto di copertina di questo articolo), come pure la pasta fresca con salsiccia, asparagi e menta, e l’ottimo secondo, composto da filetto di salmone grigliato con una particolarissima insalatina al gin.

I dolci hanno certamente contribuito a decidere di segnalarlo sul nostro blog: l’ottima cassatina scomposta e l’eccellente crema di ricotta e mandorle.

Dovendoci rimettere in viaggio, meritavamo un buon caffè tipico lucano, ma non ci aspettavamo un’alzatina di mini patisserie nell’attesa. Una piacevole sorpresa, gustosa, senza pari, quindi, che ci ha fatto glissare sul fatto che a Potenza, capoluogo di regione, i bar (e i negozi) fossero tutti (o quasi) chiusi anche in piena estate e di domenica. Quello che non ci ha fatto tanto glissare è stato certamente il prezzo, pur tenendo ben presente l’ottima qualità delle materie prime, l’eccellente presentazione dei piatti, il servizio, con il particolare maitre dal tipico accento lucano.

I Due Ghiottoni

ANTICA OSTERIA MARCONI

Via G. Marconi, 233, 85100 Potenza

tel. 0971 56900 – email info@anticaosteriamarconi.it

sito web: www.anticaosteriamarconi.it

I due Ghiottoni al “Foro dei Baroni”

Puglianello, 23 luglio 2016.

Iniziamo questa avventura, pubblicando la nostra opinione sull’ultimo locale “visitato”. Gli altri saranno pubblicati a breve, ripescando dai nostri appunti di “viaggio”.

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Il caratteristico e rustico locale è situato in quel di Puglianello, in provincia di Benevento. Il comune è uno degli ultimi della provincia al confine con quella di Caserta.

Un arco in pietra fa da boccascena e ci porta, dopo la breve e leggera scalinata, in una location rustico-moderna. Sulla destra la zona “all’aperto”, sold-out già dai giorni precedenti. Sulla sinistra invece, un’ampia vetrata ci porta all’interno del locale. Pietre e tufi si alternano a “inserti geometrici”, che fanno da “cantina/vetrina” a una discreta scelta di vini, confermata dalla carta.

La semplicità dell’arredo interno, con qualche particolare che non è sfuggito ai nostri commensali (es. un tavolo “a spicchio” per coppie romanticamente in intimità) ha positivamente contribuito alla piacevolezza della serata.

All’accoglienza gli addetti al servizio ci chiedono il cognome e ci accompagnano al nostro tavolo riservato. Prontamente, uno dei camerieri, rigorosamente in divisa dai colori nero e grigio scuro, ci chiede dell’acqua (che noi “prontamente” accettiamo, dato il caldo esterno). La responsabile di sala ci presenta subito i due tipi di menu: osteria e pizzeria, oltre quello dei vini. Non avendo ancora deciso cosa di preciso dare “in pasto” al nostro “delicato” palato, ci rivolgiamo agli amici che avevano già assaporato alcune delle prelibatezze proposte. Con il chiaro intento di mettere a “dura” prova tutto lo staff, cucina e sala, abbiamo deciso di provare di tutto e di più.

Quello che maggiormente ci ha attirati era la sezione “Mentre aspetti…”. Ma dato che “aspettare” a noi piace poco, abbiamo preferito andare direttamente ad alcuni assaggi di antipasti e primi piatti. Nell’attesa abbiamo comunque potuto (chiedendone il bis) assaporare dell’ottimo pane morbido con gustosi “cicoli napoletani”.

Iniziamo col nostro percorso gustativo:

  • “Caccia e Pesca sul Volturno”. Un ottimo petto di quaglia glassato accompagnato da un’insalatina di quinoa e trota salmonata. Nulla da dire sulla presentazione. Nulla da dire sull’ottimo equilibrio creato.
  • “Bocconi d’entroterra”. Presentati in una mini cassetta di legno, abbiamo assaporato con gusto (e con una non tanto velata voglia di abbondare) delle polpettine di manzo, discreti crocché e una sorprendente frittatina di pasta, con quel retrogusto di limone, quasi a voler “pulire” il palato.

Ma volevamo andare oltre. Prima di passare alla seconda parte, abbiamo deciso di lanciarci nella più che invitante sezione “primi”. Le “paste ai pomodori” attiravano molto la nostra attenzione, ma provenendo da terre ricche di pomodori di nostra diretta produzione, abbiamo preferito andare “in cortile”:

  • “Dal mio cortile” (in foto), è il titolo del piatto preferito della serata. Gnocchi con ragout di maialino da latte e una (per nulla pesante) salsa di provola affumicata.
  • “Cicorietta selvatica” è stato un piatto leggero che, forse, ci ha lasciati quasi indifferenti. Dobbiamo però ammettere la leggerezza e l’equilibrio delle fettuccine con crema di cicorietta selvatica, con (quasi assente) pancetta, finocchietto e salsa al formaggio.

Non contenti, ma solo per colpa nostra avendo preferito saggiare quanti più piatti, come da consiglio dei commensali, abbiamo diretto la nostra attenzione alle pizze. Sei differenti gusti. Tra tutte, ha vinto certamente il “Calzone con Scarola”. Una nota di merito alla “Caciara” che, nonostante gli innumerevoli formaggi, risultava essere estremamente leggera e altamente equilibrata.

A fare da chiosa la splendida e gustosa sfilata di dessert. Cinque differenti tipi, tutti e cinque graditissimi. L’armonia di sapori e la struttura gustativa, accompagnati da un ottimo passito beneventano, hanno fatto “zittire” il tavolo, sino a quel momento particolarmente “su di giri”.

  • Ricotta e Pera a modo … loro. Crediamo sia stato uno dei dessert preferiti. Equilibrio e gusto da lode.
  • Trio di Cioccolato. Corpo interno più duro in opposizione alla cremosità esterna.
  • Un’altra apoteosi è stata registrata con la “Cheesecake alle fragole” … (che, tra l’altro, abbiamo scelto come nostra immagine di default)

Tanto ha fatto discutere il “Cantalupo e Liquirizia”.

Passiamo alla sezione VINO. Dalla cantina “Agnanum” ci è stato presentato il “Per ‘e Palumm”. Ottimo vino di 12,5%, giovane (vendemmia 2015); ottimi profumi. La bottiglia ci è stata presentata prima di essere aperta, poi versato il vino per la degustazione (fatto solo per la prima bottiglia). Nota di merito al cameriere che nel versare, avendo fatto cadere una goccia sull’orlo di un piatto, l’ha prontamente sostituito. Quando i dettagli fanno la differenza.

Nel complesso c’è da ricordare la particolarità delle “mattonelle” usati come piatti di portata, ormai in voga nei ristoranti che vogliono fare gourmet, e l’ottimo rapporto qualità/prezzo. Non a caso, l’osteria è stata insignita del prestigioso riconoscimento “Premio Gambero Rosso”, proprio per il rapporto qualità/prezzo, risultando tra i dieci migliori in Italia, e addirittura per il quarto anno consecutivo.

Un ottimo locale sicuramente consigliato, sia per famiglie che coppie che comitive di amici, che vedrà certamente il nostro ritorno.

I due Ghiottoni

 

 

Il Foro dei Baroni
Piazza Chiesa, 6 82030 – Puglianello (BN)
http://www.ilforodeibaroni.com/
info@ilforodeibaroni.it
+39 0824.946033

Chi siamo

Benvenuti nel nostro blog enogastronomico.

Siamo Fabio e Renato, due veri “ghiottoni”, che si divertono a provare tutti i migliori locali e i loro piatti più particolari, le materie prime più selezionate, nonché degustare i vini, le acque, gli oli e le birre proposte nelle varie “carte”.

Fabio, sommelier Vino; Acque; Olio e Birra appassionato della buona cucina, condivide con Renato, appassionato del buon cibo, la passione di riproporre i piatti nelle varie occasioni che organizzano presso le loro private abitazioni.

Ma soprattutto, dedichiamo gran parte del nostro tempo libero a selezionare i locali in qualsiasi località decidiamo di “approdare”.

Ci dedichiamo con attenzione alla scelta dei migliori piatti e vini dai menu proposti dalle varie strutture “visitate”, cercando di assaporare quanti più gusti possibili, non tralasciando alcun particolare (servizio, location, qualità materie prime, design).

I nostri “viaggi gustativi”, riguardano tutti i sensi: dalla “composizione” del piatto ai profumi, dal “suono” del vino versato nel bicchiere alle suggestioni più complesse.

Dedicandoci al teatro da più tempo, crediamo fortemente che ogni cena, pranzo e qualsiasi incontro conviviale con protagonisti il cibo e il vino, siano dei sorprendenti spettacoli, dove ogni personaggio, chef, personale di sala, sommelier, costituiscano un momento da cui provengano emozioni che lasciano “fragranze” indelebili.