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Agape: un rito di gusto e di famiglia

Agape: un rito di gusto e di famiglia

La nostra esperienza all’Agape si sostanzia in sole due parole che assumono però un significato di ampio respiro e intriso di emozioni: “gusto” e “famiglia”.

L’Agape è una famiglia, non solo perché alla guida in cucina ed in sala vi sono i due fratelli (rispettivamente) Gabriele e Gianna Piscitelli. “Famiglia” anche perché l’esperienza (per noi) a cena ti fa sentire come se fossi in famiglia, nonostante, quella che a primo acchito può apparire quale “formalità”. Il servizio accompagnato dalla discreta Gianna Zaino e tutto lo staff chiudono il grande cerchio della famiglia Agape.

La location del (settecentesco) Palazzo Viscardi è di grande gusto, essenziale nella ristrutturazione e nel vettovagliamento, ma che rimanda alla storia e rappresenta proprio l’ingresso al borgo di Sant’Agata de’ Goti.

E sulla scia del gusto, non possiamo che ricordare con emozione il percorso che abbiamo intrapreso nella cena all’Agape. Se il termine “agape” rimanda ad un banchetto rituale del culto della divinità induista Mitra, allo stesso modo richiama al significato più puro e romantico di “amore smisurato, immenso”.

Beh, nei piatti che ci hanno accompagnato nel cammino Agape, abbiamo ritrovato tutto l’amore per il gusto, per il buon cibo, per il prodotto e le materie prime, per gli abbinamenti vino-cibo. Al contempo abbiamo ritrovato la fusion del cibo italiano con quello della tradizione asiatica, ad esempio.

A fare da cappello a questa serata, “umilmente” indimenticabile, c’è sicuramente il piacevolissimo incontro-dialogo con Gabriele. La tradizione di famiglia lo ha certamente portato a prendere le redini in mano, coadiuvato dalla sorella Gianna, dell’eredità culinaria familiare. Ma a questo, ha aggiunto il suo essere, quello più intimo e privato. Se avessimo dialogato prima della cena con Gabriele, ci saremmo fatti trascinare più dalla storia che dai piatti. Invece, il parlarci al termine della cena, ha solamente confermato tutte le emozioni che abbiamo ritrovato nei piatti. La sua storia personale, le sue paure per il futuro, il suo passato, si rivedono in quei piatti.

Con emozione abbiamo ascoltato parte della sua storia. La cosa che ci lascia senza parole, oltre alla bontà e alla qualità del cibo, è che le sue parole traspaiono senza ombra di dubbio nei piatti, anzi, nell’intero percorso enogastronomico che ci è stato proposto.

Ecco, allora, che il gusto si unisce alla storia. La storia rappresenta la famiglia. Agape è gusto e famiglia, nel senso più alto di entrambi i termini.

In questo articolo, non vogliamo soffermarci sui singoli piatti perché riteniamo che ognuno di essi possa rappresentare un’emozione diversa per ciascuno di noi. Le foto parlano da sole. Vogliamo solo che anche chi legge possa riuscire ad avere delle importanti sensazioni emotive percorrendo un’esperienza da Agape.

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