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Osteria Vittoria: il paradigma della “ritornanza” secondo Alex Recinelli

Osteria Vittoria: il paradigma della “ritornanza” secondo Alex Recinelli

Termoli, un groviglio di strade che dal corso principale si dirama nella parte più antica della città, a ridosso del vecchio borgo marinaro, sullo sfondo del castello Svevo di federiciana memoria.
In una sera di settembre, che già lascia intravedere il prossimo autunno, l’Osteria Vittoria, defilata in una stradina secondaria rispetto ai ristoranti della zona, si rivela all’improvviso e sembra quella giusta per una serata in compagnia degli amici di sempre: pochi tavoli all’esterno del locale, ed un servizio che da lontano già colpisce per il suo rifuggire la più comune frenesia.
Accorgendosi di noi, il personale ci accoglie con estrema gentilezza, raccogliendo le nostre richieste e guidandoci verso un percorso fatto di pochi semplici ingredienti, sapori autentici e passione vera.

La cena si svolge con il ritmo di una ballata del mare salato – la buona compagnia è un ingrediente fondamentale – alternando sapori, consistenze e rimandi alla cultura popolare del luogo, senza tralasciare uno sguardo all’innovazione. Alex, il proprietario, chef di una brigata a conduzione familiare, ci raggiunge tra una portata e l’altra, raccontandoci i suoi piatti, le sue amate creazioni e l’ispirazione che lo ha guidato verso il desiderio di ritornare a casa dopo alcuni anni passati in giro per il mondo ad apprendere l’arte culinaria.

Il profumo è quello di una notte stellata, quando l’aria fresca e frizzante stuzzica la pelle; il sapore, quello del mare, del pescato fresco, delle uscite in acqua e dei rientri all’alba.

L’intera serata è un viaggio di straordinaria bellezza alla scoperta di un luogo ancora da completare, edificato sulla certezza degli affetti, ma non ancora immaginato nella sua interezza: la sensazione è quella di partecipare, in qualche modo, alla sua definizione, al completamento di una visione solo accennata.

L’Osteria Vittoria è da provare… e non solo per l’ottima cucina “neoclassica”, ma anche, e forse soprattutto, per la bellezza della storia che racconta: una storia dove il viaggio di scoperta intrapreso, fin da subito, ha tracciato un sentiero per il ritorno alle origini.

Se volessimo farci avvolgere dalle emozioni, un libro da leggere potrebbe essere Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach; una canzone da ascoltare We Are Never Apart di Nick Mulvey; un quadro da ammirare Pescatori in mare di William Turner.

Con Chef Alex Recinelli

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