CANTINE CONTUCCI: l’umiltà della nobiltà.

Scrivere delle Cantine Contucci non è semplice. La storia, le emozioni, le bellezze artistiche, la manualità, il duro lavoro, i vini. Tutti questi elementi “raccontati” da Andrea Contucci ci hanno lasciato senza parole (positivamente!).

Innanzitutto, Andrea. Una persona che si dona e dona tutte le sue esperienze, conoscenze, la storia personale e quella della sua famiglia. Lui incarna lo spirito di un territorio, di una famiglia, di una tradizione, di uno dei vini storici della nostra Italia.

Siamo a palazzo Contucci. A rendere il palazzo unico, tra gli altri, vi è la “mano” dell’architetto, di epoca barocca, Andrea Pozzo.

La storia della famiglia Contucci risale addirittura all’anno 1008 (anno del documento in cui si parlava per -probabilmente- la prima volta di un certo “Ser Conte”, antesininano) secondo le ricerche e le “testimonianze” ritrovate dalla stessa famiglia. Con grande fierezza Andrea ce ne parla e, nel corso della visita privata al palazzo, ci presenta, tra gli altri, uno stendardo, a lui donato, posizionato sull’affascinante scala che porta alle stanze private, che rappresenta proprio, per la metà, lo stemma dei Contucci: un unicorno. Il drappo addirittura raffigura l’unione tra la famiglia Contucci ed un’altra famiglia fiorentina le quali, probabilmente, tramite matrimonio si sono unite.

Il grande salone delle feste (opera d’arte vera) affrescato (intorno al 1700 in occasione di un matrimonio) ci lascia a bocca aperta. Sensazione arricchita dall’emozione di trovare un giovanissimo musicista della famiglia Contucci, Gabriele, esercitarsi con il suo violoncello al centro della sala, accompagnando dolcemente il racconto di Andrea.

All’interno della sala un “forte piano” che ci rimanda ad un passato ricco di storia, di arte e di cultura. La famiglia Contucci, oltre ad essere (probabilmente) una delle cantine che di più hanno reso “nobile” il vino di Montepulciano, è, infatti, ricca di artisti, rappresentata, tra gli altri, dal soprano Eleonora Contucci.

La famiglia Contucci decide di insediare al centro di Montepulciano la sede delle proprie abitazioni e della cantina (produzione e vendita). E’ affascinante il cortile privato ove, oltre all’accesso alla cantina, racchiude gli ingressi delle varie componenti familiari: un condominio di elevato interesse storico-artistico, di una nobile famiglia, ma dove il legame con la tradizione e con gli affetti personali è stretto e, al contempo, aperto al territorio. Anche la scelta di lasciare la produzione proprio nella piazza centrale di Montepulciano (certamente più scomoda), rispettandone il decoro e le istituzioni che a fronte risiedono, è segno di un volersi donare con umiltà (anche) ai tanti turisti e visitatori. E’ segno di caratterizzazione per Montepulciano senza velleità di monopolizzazione, ma con grande senso di unione e apertura.

La visita alle cantine conferma il fascino che Andrea ci ha rappresentato sin dalla umile concessione di farci approdare al privato dei Contucci. Traspaiono il “nobile” lavoro e i sacrifici che la famiglia Contucci e i suoi preziosi collaboratori fanno da centinaia di anni.

“La cantina è sempre aperta” esordisce Andrea. E con lui inizia la visita al cuore dell’attività, ma, allo stesso tempo, è il cuore della storia di una famiglia che rappresenta anche la caratterizzazione socio-culturale di un intero territorio. A Montepulciano, infatti, vi sono tante altre cantine (basti pensare che su una produzione annua di circa 7 milioni del “Nobile di Montepulciano”, la famiglia Contucci detiene una produzione di sole 100 mila bottiglie), ma solo le Contucci non hanno mai cambiato proprietà e non hanno mai abbandonato la produzione a favore di una più comoda “fuori le mura”. La famiglia Contucci è proprietaria di 170 ettari di cui solo 23 sono vitati, su tre zone del grande territorio inserito tra la Val di Chiana e la Val d’Orcia.

Nella cantina invecchiano tutti i vini prodotti dai Contucci: il nobile di Montepulciano, prima D.O.C.G. d’Italia, il rosso di Montepulciano D.O.C. e il Vin Santo di Montepucliano D.O.C. L’unicità delle cantine Contucci, tra le altre, sta nel fatto che il “vino nobile” invecchia in tonneau e non in barrique. Le tonneaux di rovere, con una dimensione maggiore e, soprattutto, con lo spessore di legno molto superiore alle barrique, assicurano un invecchiamento di qualità grazie alla traspirazione lentissima. L’edificio, ex caserma militare, fatto di pietra e calce, assicura umidità e temperatura costante, altri elementi per la qualità dell’invecchiamento del vino.

Dopo la visita a tutti gli “anfratti” del palazzo (ci racconta Andrea che ci si arrangia per gli spazi, unico neo di lavorare in un palazzo storico e al centro di un paesino), Andrea ci accompagna nella vineria che da su Piazza Grande. Luogo certamente di degustazione dei vini Contucci, ma anche uno spazio di condivisione di sensazioni ed emozioni. Con lui, infatti, inizia una lunga ed affascinante degustazione. Il vino è protagonista ed è “narrato” da Andrea per trasmetterci un percorso a 360° su Montepulciano e sulla sua storia: si parte dal “Rosso di Montepulciano” e si prosegue con le etichette del “Nobile di Montepulciano”. Dal 2017 (vendemmia 2013), quando il Palazzo compie 500 anni, viene prodotta, ad esempio, l’etichetta Palazzo Contucci: una delle dediche principali alla famiglia Contucci. La grafica dell’etichetta fotografa ogni anno una rappresentazione nuova del Palazzo Contucci.

Tanto ancora si potrebbe dire, ma invitiamo tutti i nostri lettori, a farsi accompagnare nel viaggio da Andrea, proprio come ha fatto con noi. Come avrete capito, Andrea ci ha lasciati senza parole: si per il vino della sua famiglia, si per la storia, ma, soprattutto, per il suo donarsi agli altri senza boria (e lui, per quello che rappresenta storicamente e socialmente, potrebbe proprio permetterselo).

Siamo contenti di aver conosciuto l’essenza della famiglia Contucci la quale senza l’umanità e l’umiltà che si palesano in Andrea probabilmente sarebbe emersa al pari di altre. La vera “nobiltà” dei Contucci sta proprio nell’apertura e nel donare emozioni con il vino e con la loro storia.

Andrea: grazie!

Poggio Rosso: Birrificio tra storia musica e famiglia.

Peccioli, comune toscano, ospita una serie di aziende che hanno aderito ad una linea di azione della comunità europea in linea con la strategia di sviluppo del territorio attraverso la trasformazione di prodotti provenienti dal terreno.

Tra queste vi è il birrificio agricolo Poggio Rosso di Fernando Campana.

Fernando, che dal cognome si intuisce non essere propriamente toscano, ha deciso di lasciare i propri studi in campo economico e dedicarsi a tempo pieno alla tradizione legata al lavoro della Terra che i suoi genitori portano avanti sin da quando, da Campoli del monte Taburno, si sono trasferiti nella Val D’Era.

L’amore per la famiglia e, quindi, per la terra traspare dai suoi occhi e dalle sue parole.

La “fatica” non lo spaventa anzi ne parla con emozione. La sua idea nasce dalla convinzione che raccogliere semplicemente i cereali, stoccarli e venderli fosse riduttivo. Come per l’emigrazione dei suoi genitori si è dovuto reinventare e investire nella trasformazione per produrre birra.

Dietro questa nuova visione c’è tanto altro. C’è studio (vedi collaborazione con università di Perugia per la Pils).

C’è cultura: ad esempio, i romanzi “Furore” di John Steinbeck e “Pastorale Americana” di Philip Roth hanno ispirato due delle birre in produzione.

C’è musica: la sua passione per la musica (Fernando è un bassista) e la sua devozione per David Bowie, lo ha ispirato per un altra produzione brassicola, la Ging Genie.

La location che ospita il birrificio è incantevole. Campi di cereali attorniano il birrificio all’interno un locale a due piani ove è possibile degustare le birre sia alla spina che in bottiglia.

Non poteva mancare un accompagnamento “cibesco”. La moglie Katia, influenzata dalla tradizione campana trasmessa dalla suocera, delizia il palato con pizze, focacce, oltre a salumi e formaggi tipici toscani. Il mix risulta essere delizioso.

Ci piace evidenziare come, accanto alla bontà delle birre le quali sono ancora in evoluzione proprio per la passione di Fernando verso lo studio e l’alchimia dei luppoli, Poggio Rosso rappresenti un contenitore di emozioni, di storia, di famiglia, di terra (intesa nel senso più nobile del termine).

In bocca al lupo Fernando!

Chi siamo

Benvenuti nel nostro blog enogastronomico.

Siamo Fabio e Renato, due veri “ghiottoni”, che si divertono a provare tutti i migliori locali e i loro piatti più particolari, le materie prime più selezionate, nonché degustare i vini, le acque, gli oli e le birre proposte nelle varie “carte”.

Fabio, sommelier Vino; Acque; Olio e Birra appassionato della buona cucina, condivide con Renato, appassionato del buon cibo, la passione di riproporre i piatti nelle varie occasioni che organizzano presso le loro private abitazioni.

Ma soprattutto, dedichiamo gran parte del nostro tempo libero a selezionare i locali in qualsiasi località decidiamo di “approdare”.

Ci dedichiamo con attenzione alla scelta dei migliori piatti e vini dai menu proposti dalle varie strutture “visitate”, cercando di assaporare quanti più gusti possibili, non tralasciando alcun particolare (servizio, location, qualità materie prime, design).

I nostri “viaggi gustativi”, riguardano tutti i sensi: dalla “composizione” del piatto ai profumi, dal “suono” del vino versato nel bicchiere alle suggestioni più complesse.

Dedicandoci al teatro da più tempo, crediamo fortemente che ogni cena, pranzo e qualsiasi incontro conviviale con protagonisti il cibo e il vino, siano dei sorprendenti spettacoli, dove ogni personaggio, chef, personale di sala, sommelier, costituiscano un momento da cui provengano emozioni che lasciano “fragranze” indelebili.